venerdì 11 luglio 2008

Lui franco-iraniano, lei Erasmus a Parigi

L'amore ai tempi della globalizzazione: «Lui franco-iraniano, io Erasmus a Parigi»

Irene e Mani (Irene Barufatto). Difficile immaginare una coppia più internazionale di Irene e Mani: lei italiana, lui francese d’origine iraniana. Si sono conosciuti nell'estate 2004, sulla spiaggia di Lignano Sabbiadoro, quando Mani, parigino, era in vacanza in Italia. E da allora la storia continua: «Non avremmo mai creduto di resistere così a lungo,» spiega Irene «pensavo che non l’avrei più rivisto, come spesso capita con gli amori estivi e invece…». E invece Irene e Mani hanno mantenuto i contatti, prima via sms e e-mail, poi con la messaggeria istantanea di Msn e, alla fine, anche per telefono, grazie a Skype. «Ci siamo scritti pure delle lettere ed è stato molto romantico» rivelano.

A Natale lui è tornato a farle visita in Italia e, da quel momento, hanno cominciato a fare la spola tra Parigi e Vicenza. «Trascorriamo ogni vacanza insieme e cerchiamo di non far passare più di un mese tra due incontri». Per loro prendere l’aereo è normale. «Ormai sono espertissimo di voli low-cost» rivela Mani, 22 anni, studente d’Ingegneria. «Viaggiare in Europa è facile ed economico: non abbiamo mai speso più di 80 euro andata e ritorno».

E se viaggiare va bene, vivere nella stessa città è meglio. Irene ha appena finito un semestre presso la facoltà di Lettere Moderne dell’Università di Cergy-Pontoise, nei pressi di Parigi: «Dopo questo soggiorno, sono sempre più convinta che ce la faremo».

E le differenze culturali? Per Mani sono fonte di confronto e crescita: «se no sai che noia?!». Irene dice di sentirsi molto più aperta ora nell’accettare ciò che non conosce, a cominciare dal cibo: «Io ero un po’ schizzinosa, poi ho scoperto che le escargots (lumache ndr) non sono niente male!».

De gustibus... E in tema di lingue? «All’inizio usavamo l’inglese, poi abbiamo imparato l’uno la lingua dell’altra e, adesso, parliamo “frantaliano”, un misto tra i due idiomi con aggiunta di parole inventate» spiega Irene. «È la nostra lingua privata o, forse, è la lingua dell’amore».

Nessun commento: